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domenica 19 dicembre 2010

Commonlands, il 2011 e i nostri programmi

Il 2011 è il primo anno della decade che ci siamo prefissi per fare molte cose innovative. Proviamo a dare un contributo di idee e di azioni per rimettere in pista il nostro Paese. Commonlands è finalmente NATA e muove i primi passi. Cosa possiamo fare da subito? Tre cose (per cominciare).

A) Sviluppare un programma-palinsesto che copra 12 mesi costruito sull'asse luogo da promuovere e persona "saggia" da coinvolgere come relatore. Il progetto, nell'insieme, deve avere un proprio equilibrio economico e pertanto ogni conferenza dovrà essere promossa come un mini evento, con un responsabile di progetto che ne curi il successo, la raccolta fondi e la promozione. Essendo un programma che assorbirà del tempo, e sappiamo che il tempo è una risosrsa molto scarsa, dovremo trovare una formula di remunerazione dei costi, anche delle persone/soci che vi lavoreranno(un vero e proprio budget per ogni evento e per il ciclo nell'insieme). Obiettivo finale una pubblicazione libro. Ogni evento sarà trasmesso in videoconferenza e alimenterà poi i vari canali social media.
B) Creare un panel di opinion leader del territorio (almeno 400/500 persone) ai quali di volta in volta chiedere opinioni e pareri su questioni di piccolo e grande cabotaggio (il tutto gestito attraverso la formula del survey online)

C)Sviluppare un programma di Certificazione del Paesaggio che si leghi ad un evento a premio nazionale fotografico (anche in questo caso remunerato da uno o più sponsor). L'idea è di promuovere nel 2012 un Festival del Paesaggio.

Nel frattempo abbiamo in cantiere alcuni convegni nella nostra zona Est-Ticino, ma anche a Roma di cui forniremo i dettagli a gennaio.
Le feste sono ormai prossime e nelle nostre teste e nel nostro cuore emergono altre priorità ed esigenze. La pausa e il riposo sono ambiti e necessari ma, anzi MA, non abbassiamo la guardia. A gennaio dovremo ripartire rapidamente, con i gruppi di lavoro e di progetto e abbiamo davvero molto, moltissimo da fare. Chiedo ai soci di mantenere alto il livello di attivazine dei propri neuroni-commonlands e agli indecisi di iscriversi all'associazione e proporre idee e programmi (compatibili con la nostra mission) che creino valore per tutti.

AUGURI a tutti, alle vostre famiglie, ai vostri amici e anche alla nostra malconcia Italia da rinvigorire...

BUON NATALE E BUON ANNO

martedì 14 dicembre 2010

Una formula contro il declino

E' tempo di redazione di bilancio statale anche nella efficiente Germania e pure tra i tedeschi la crisi mondiale si fa sentire condizionando le scelte politiche dello stato centrale. Ma a quella che sembra essere ormai una ricetta comune europea, vale a dire quella dei tagli, la cancelliera Merkel oppone una proposta di metodo di alto contenuto; così al superministro tedesco dell' economia delegato ai dolorosi tagli la signora a capo del governo propone una formula semplice ma interessante "Tutto si può tagliare tranne quanto riguarda cultura, educazione ed innovazione; questo rappresenta un problema? Bene, è un problema che va risolto." Brava, signora Merkel, questa è una ottima formula contro il declino incombente sull' Occidente. Ecco un segnale confortante dalla vecchia Europa!

venerdì 10 dicembre 2010

Non è più sempre la solita musica

Mi vorrei riallacciare all'articolo pubblicato il mese scorso, in cui si citava l'elenco del Maestro Abbado dei motivi per i quali non considera giusto apportare dei tagli alla Cultura, per sottolineare con gioia come un altro insigne esponente del mondo della Musica abbia preso posizione sul medesimo tema. Ebbene sì: la musica è cambiata! Dopo l'intervento del Maestro Daniel Barenboim alla Prima della Scala, possiamo usare senza tema di smentita questa metafora, che ci serve ad evidenziare come in questo nostro Paese, nell'occhio del ciclone per innumerevoli vicende, ci sia anche qualcosa che si sta muovendo in senso positivo, qualcosa da evidenziare. Cosa c'è di più bello infatti, che assistere alla rivendicazione ( garbata, misurata, ma categorica) da parte di esponenti di spicco della cultura internazionale, della tutela di un bene comune, che la nostra stessa Costituzione definisce tale? Quale soddisfazioine maggiore, per tutti coloro che questo bene hanno a cuore, vedere che portavoce di tale rango mettono a disposizione la loro visibilità, per perorare una causa che, forse, in qualunque Paese libero e progredito, non avrebbe nemmeno bisogno di essere sostenuta?
Si è parlato di Costituzione. Ed è profondamente vero che anche i valori intangibili vanno tutelati dalla legge. Non è un concetto dei giorni nostri, questo. Non dimentichiamo infatti che, già nell'antichità, era stata affermata l'inscindibilità di concetti come quello di bene assoluto, da quelli di giustizia e di bellezza, che venivano considerati un tutt'uno. Tutelare tutto ciò che è bello (si tratti di un paesaggio, di un patrimonio storico o artisitco) è non solo giusto, ma profondamente etico. E, nella visione comune che tutti noi abbiamo del concetto di Cultura, ogni singolo atto che vada potenzialmente a lederne l'integrità, l'incentivazione, la crescita, è ritenuto gravemente ingiusto e amorale.
La nostra Carta Costituzionale dice anche che vanno rimossi tutti gli ostacoli che impediscono il pieno sviluppo della persona umana: èd per questo che siamo pienamente concordi e solidali con quanti si impegnano in attività volte a sostenere la crescita continua dell'individuo e la sua formazione nei diversi ambiti culturali, tradizionali ed innovativi.
La musica è finita, si diceva negli anni '60. No. La musica è cambiata, possiamo finalmente dire nel 2010.

martedì 7 dicembre 2010

200 Km di panorami

Mi ha fatto immensamente piacere vedere questo claim. 200 Km di panorami!
Ero appena uscito dal vagone della metro in cerca della solita scala mobile, tutti in fila, guardando fissi per terra per non inciampare e lì tra le scarpe le gambe della solita massa umana, ho letto:
200 Km di piste, 140Km di piste.
Subito ho capito che qualcosa non andava.
Ho associato, senza pensarci molto, il simbolo Km allo sci e di conseguenza ho letto piste e non panorami. Per colpa della dissonanza cognitiva mi sono preso anche qualche spintone, di tutti quelli che erano dietro di me e che non si erano accorti del valore del cartellone.
200 km di panorami. Che liberazione, che voglia di andare in montagna, tanto è freddo ovunque no?
200 chilometri, si si ben 200 km di panorami.
Con il sorriso stampato in bocca, e con la soddisfazione di aver raggiunto la scala mobile nonostante la calca, mi sono reso conto che non avevo la più pallida idea di quanto fosse e quanto valesse un solo chilometro di panorama.
So quanto vale e a cosa serve un chilo di carne, so quanto tempo posso impiegare per fare 200 km in macchina e so benissimo che un chilometro lo posso fare a piedi senza prendere nessun mezzo, ma quanto c'è in 1000 metri di panorama ma soprattutto si misura in largo o in lungo? E' quello che percorro o quello che vedo o quello che ho la possibilità di vedere?
Sentivo che mi serviva un po' di ordine, dei punti di riferimento per digerire il messaggio del cartellone.
Allora, ho iniziato a razionalizzare.
Sono a Milano, sotto terra e sto per uscire dalla bocca della stazione della metropolitana: quanti km di possibilità visiva avrò all'uscita? Un chilometro forse due, a mente non mi sono mai venuti bene i conti, ma pensando al panorama come la somma di tutti i metri dei palazzi, calcolati alla base, forse si arrivava a 3000 metri.
Bene abbiamo un punto di riferimento: quando si esce dalla metro si possono vedere almeno tre chilometri di panorama, urbano ma sempre panorama e per ora, escludiamolo. Teniamo conto solo del paesaggio naturale, consideriamo i rilievi, mi sono detto.
Le montagne sono quelle che definiscono la linea dell'orizzonte e allo stesso tempo limitano la vista a ciò che si trova prima di esse: perfetto ora so che i chilometri si contano sulle cime dei monti perché fermano lo sguardo.
Fuori dalla metro però non si vede nemmeno una montagna e allora ho fatto una piccola ipotesi, giusto per capire quanti sarebbero 200 km di montagne attorno a me.
Sono al centro di Milano, montagne non se ne vedono, ma immagino di stare al centro di un cratere, circolare diciamo, in modo tale da garantirmi una continuità di panorama montano. Quanto dovrebbe essere grande questo cratere per poter beneficiare di un panorama montuoso a 360 gradi di visuale? Quanto sarebbe distante? Presto detto, si rispolverano le formuline della circonferenza studiate alle scuole elementari, si approssima il π a 3.14159265 la C sta per la circonferenza C = 2 π r si rigira il tutto per calcolare il raggio r = C / 2 π si sostituiscono i simboli con i numeri r = 200 km / ( 2 * 3.14159265 )  ed eccolo qua il raggio del cratere immaginario r = 31.8309887 chilometri.
Quasi 32 chilometri di raggio, il doppio di diametro ma di quanto stiamo a parlare?
L'ho dovuto disegnare sopra la mappa per rendermene conto.



I bordi del cratere passerebbero per Monza, per Binasco, per Rho e anche per Cernusco sul Naviglio.
Ma in fondo le montagne dal centro di Milano non si vedono, in qualche rara occasione si vede spuntare qualche cima innevata in fondo a Viale Monza.
Cosa succederebbe a Bellagio? Tra Lago, montagne e scorci visivi che ti portano fino alla Svizzera come devono essere calcolati i km di panorama?
Andiamo a vedere la mappa di Bellagio e cerchiamo di capire dove sarebbe il cratere immaginario.



E' facile notare dalla mappa dei rilievi che il cratere non sarebbe interamente visibile da Bellagio allora il campo visivo si restringerebbe alle cime dei monti più alti e più vicini a noi, diciamo che il panorama visibile sarebbe quello tracciato dalla linea nera.
Non è possibile calcolare con l'"okkimetro" quanti chilometri di paesaggio sarebbero a nostra disposizione, il calcolo è complicato e probabilmente non sarebbe uguale a 200km un numero tondo diciamo e sarebbe limitato solo al paesaggio in rilievo e non sarebbe valorizzato il paesaggio di pianura o di mare.
A questo punto del ragionamento mi sono reso conto che il cartellone pubblicitario era un po' truffaldino e che mi aveva lasciato una gran voglia di andare a sciare e accresciuto il desiderio di comprendere e misurare le grandi emozioni che solo un gran bel paesaggio può dare, a 360 gradi.

sabato 20 novembre 2010

Commonlands presenta il suo Manifesto

Scarica PDF

martedì 30 novembre alle ore 20.30 presso l'atelier
Archè di Zoè
Cascina Riazzolo - Albairate (MI)
Menù della serata:
Aperitivo di benvenuto ai partecipanti
(con i fondatori: F. Gallucci, P. Poponessi; C. Clementi, L.A.Tarantola)
Degustazione temi e scopi dell'Associazione
(F.Gallucci, Presidente)
Assaggio di idee e progetti ecodigitali
(M. Giordani, Presidente Time & Mind, P.Poponessi, Vice-presidente Commonlands) 
Dessert:
Viaggio nell'archetipo dell'abito femminile (Hilde Zoè Maton)
Silvio Capeccia 
diffonderà dal vivo paesaggi sonori in modo continuo e sinuoso 
Saremmo lieti della Sua partecipazione.
Per chi non conoscesse il posto è stato organizzato un punto di ritrovo alle 20.15 nel parcheggio davanti alla biblioteca comunale, in via Cesare Battisti n. 2. 
Si prega di confermare la presenza all'indirizzo:  clementi.cristiana@gmail.com    Commonlands Blog

martedì 9 novembre 2010

Le ragioni della Cultura

Se qualcuno fosse tentato di chiedersi, in un momento di sconforto, che senso ha al giorno d'oggi creare una nuova associazione culturale, beh ecco che la risposta la potrebbe trovare in queste parole del Maestro Claudio Abbado.

"Motivi per cui è sbagliato fare tagli alla cultura"

  1. La Cultura arricchisce sempre
  2. La Cultura permette di superare ogni limite
  3. Chi ama la Cultura desidera conoscrere tutte le culture
  4. La Cultura è contro la volgarità e permettere di distingurere tra Bene e Male
  5. La Cultura è lo strumento con cui possiamo giudicare chi ci governa
  6. La Cultura è libertà di espressione e di parola
  7. La Cultura salva sempre
  8. Con la Cultura si sconfigge il disagio sociale delle persone
  9. La Cultura è il riscatto dalla povertà
  10. La Cultura fa sì che i nostri figli e nipoti possano andare un giorno a teatro a godere della magia della musica
  11. La Cultura è un bene comune primario, come l'acqua: biblioteche, musei, teatri, cinema sono come tanti acquedotti.
  12. La Cultura è come la vita e... La vita è bella. La Cultura è bellezza.
di Claudio Abbado
tratto da:Vieni via con me - RAI3, lunedì 8/11/2010

venerdì 5 novembre 2010

Riflettere, tra un albero e una gru

Prendo spunto da un evento che si sta svolgendo in questi giorni, il censimento periodico dell'agricoltura, di cui tutti abbiamo appreso dai media, per promuovere una riflessione comune. Prescindendo dal fatto di essere o meno coinvolti direttamente dal problema agricolo, il punto su cui volevo soffermarmi è se oggi, 2010, ma ancor più ovviamente negli anni a venire, siano ancora validi e replicabili i metodi e gli schemi mentali con cui sinora si sono affrontati temi di ordine generale, come possono essere, per fare un esempio, proprio quelli del verde, dell'agricoltura, del paesaggio.
Se finora abbiamo assistito a condivisibili, quanto scontati, incontri tra esperti, in cui si elencano i numeri della “disfatta”, ovvero: si quantificano i metri quadri di verde che vanno sparendo, si illustrano le difficoltà di sopravvivenza del mestiere di agricoltore, si proiettano diapositive che contrappongono, in una tautologica e sterile antitesi, immagini di cantieri, industrie, gru, a quelle di alberi, ruscelli, distese di grano, animali che brucano; se finora dunque, ci si è limitati ad analizzare il presente dicendo “ecco dove siamo arrivati...”, forse è giunto il momento di cambiare rotta, di attrezzarci con nuovi strumenti mentali e di introdurre uno stile di pensiero un po' meno stereotipato.
Analizzare i problemi del presente, deve significare inevitabilmente riflettere sul perchè questi problemi ci sono. E per farlo correttamente, non si può né prescindere dallo studio del passato, né dal prevedere come si svilupperà il futuro. Dovremmo impegnarci per cercare di individuare e comprendere “le leggi” che caratterizzano i processi storici. Gli strumenti necessari per farlo ce li fornisce,a mio avviso,non già uno stravagante ricercatore dei giorni nostri, ma una corrente di pensiero sviluppatasi in Francia all'inizio del '900, quella de Les Annales (una rivista che ancor oggi continua ad occuparsi del rinnovamento degli studi storici e delle scienze umane, in ambito internazionale).
Vorrei citare al riguardo, un autore che per la sua attenta e critica visione della storia, è a pieno titolo annoverato tra i grandi studiosi francesi: Marc Bloch, fondatore della rivista assieme a Lucien Febvre. Scriveva Bloch nel suo libro Apologia della storia o Mestiere di storico (di cui consiglio la lettura nell'edizione a cura di G. Arnaldi, Piccola Biblioteca Einaudi,1999): “La storia è per sua natura scienza del cambiamento (...).Essa riconosce nella natura umana elementi, se non permanenti, almeno durevoli (...) ed è per questo che può cimentarsi nel tentativo di penetrare l'avvenire”.
Con ciò Bloch intendeva dire che: “esaminando come ieri è stato diverso dall'altro ieri, e perchè,la storia trova in questo raffronto la possibilità di prevedere in che senso il domani, a sua volta, si opporrà all'ieri”.
Ma Bloch, nei suoi famosi studi sull'agricoltura medievale, aggiunge anche che la storia appartiene alle scienze umane, che il suo oggetto sono gli Uomini, che dietro ad ogni avvenimento, credenza, invenzione o tecnica, esiste l'Uomo, la sua coscienza e la sua mentalità e, come viene riportato da Lucien Febvre tracciando un suo profilo di Bloch, egli sostiene anche che: “Ci sono i campi, gli strumenti,le macchine... ma dietro a tutto questo ci sono gli uomini, le persone umane. E quel che la storia deve cogliere, sono precisamente le persone. Chi si arroga il nome di storico, ma senza il bisogno di trovare l'uomo là dove esso è,(…)non è che un erudito." Uscendo dai limiti cronologici di un periodo che egli conosceva profondamente, Bloch ci fornisce uno strumento validissimo per inquadrare le nostre problematiche in modo metodologicamente corretto: non possiamo rifiutare a priori i cambiamenti che il futuro ci riserva e non possiamo aspirare al cambiamento senza pensare di pagare qualche piccolo pegno. Dobbiamo invece occuparci,come priorità assoluta, dell'Uomo, per consentire che un ingegno responsabile divenga consapevole promotore di quei valori comuni che sono il primo patrimonio da valorizzare.
Ragionando in un'ottica di strumentalità tra passato e futuro,l'Uomo del 2010, con i mezzi e i supporti di cui dispone, credo non abbia più il diritto di sedersi in una sala, davanti ad uno schermo, assistendo passivamente alla proiezione di un filmato che raffiguri un “wonderful world che non esiste più, o non ancora”, ma abbia il dovere di usare tutte le risorse, intellettive, tecnologiche, digitali, che la cultura contemporanea gli mette a disposizione, acquisendo una nuova forma mentis che inquadri i problemi con nuovo senso critico e decida di affrontarli con costruttiva creatività.

lunedì 1 novembre 2010

La città europea: un modello in decadenza?

Il paesaggio della vecchia Europa è caratterizzato da almeno un millennio da una tradizione urbana che ha prodotto un modello di città con caratteristiche peculiari di assoluta originalità; ma questo modello ha un futuro oppure è destinato ad una inevitabile decadenza, sotto la spinta di una globalizzazione che rende intere parti del territorio delle città europee assolutamente uguale ad un quartiere di Pechino o di Tel Aviv? E'questa l' angosciata domanda alla quale cerca di dare una appassionata risposta Marco Romano nel suo intrigante libro "Ascesa e declino della città europea" (Raffaello Cortina Editore, Milano 2010, pp. 198 € 18,50). L' autore ripercorre la genesi e lo sviluppo della millenaria tradizione urbana europea, dominata da un comune sforzo estetico delle sue componenti pubblica e privata secondo il binomio utilitas/decus che governa questo impegno. E' la città dello sforzo di edificazione dei privati cittadini nonchè delle piazze, dei palazzi pubblici, delle cattedrali e poi dei boulevard e dei vari luoghi tematizzati, luogo di forte identità, una immagine di città anche potentemente inserita nel paesaggio e nella storia italiana, che possiamo trovare facilmente rappresentata e simboleggiata negli affreschi del Buon Governo del Lorenzetti nel Palazzo Pubblico di Siena, non a caso città fortemente evocativa di questa tradizione urbana. Ma, secondo Romano, la città europea così come l' abbiamo conosciuta per un millennio è ora pesantemente minacciata fino a indurre a dubitare sulla sua futura sopravvivenza. A minare la sua essenza sono le anonime periferie costruite come piccole città autonome, nel migliore dei casi pianificate come autosufficienti, nel peggiore dei casi prive di tematizzazione, ma comunque scollegate dalla parte di città rimasta nell'alveo della tradizione. Anche la presenza sul territorio europeo, per effetto della globalizzazione, di varie culture che hanno un approccio diverso rispetto a tematiche come l' abitare e la stessa concezione e vivibilità dei luoghi della città, pone grossi interrogativi circa la sopravvivenza della tradizione della città europea. Pur considerando con la massima preoccupazione l' attuale situazione della nostra millenaria città, l' autore confida e spera nella non ineluttabilità di un declino. Per quanto ci riguarda, crediamo che, di fronte a questo millenario patrimonio di bellezza che ha magnificamente risposto all' esigenza dell'uomo europeo di vivere insieme agli altri, valga la pena ricercare con forza le ragioni per rilanciare questa eredità di oltre mille anni, ragioni che consentano nel prossimo futuro ad un nuovo Lorenzetti di dipingere con orgoglio una rinnovata città europea, generata dalla sua storia.

venerdì 29 ottobre 2010

Esprimi le tue opinioni sul Manifesto

Survey per commentare i temi del Manifesto di programma di Commonlands.

In questi giorni nasce a Milano l’associazione culturale Commonlands con l’obiettivo di definire alcune priorità di intervento per lo sviluppo del nostro Paese per i prossimi dieci anni (2010-2020).
Il punto di partenza è il Manifesto, incentrato su tre dimensioni principali:
  • identità e tradizione 
  • cultura ecodigitale e innovazione 
  • etica e sostenibilità 

L’obiettivo del Survey è di stimolare immediatamente il dibattito sui dieci temi del Manifesto chiedendo ad un gruppo di 300 opinion leader di aiutarci a focalizzare meglio gli argomenti e a cogliere la loro pertinenza rispetto alle priorità di intervento dei prossimi dieci anni.
  • come si può migliorare l’immagine dell’Italia nel mondo? 
  • possiamo puntare sulla promozione dello Stile Italiano come leva strategica per ripartire? 
  • qual è la forza reale dei territori, incubatori di idee, creatività, microimprese e innovazione? 
  • le nuove tecnologie digitali e la tradizione del saper fare tipicamente italiana possono diventare il nuovo volano dello sviluppo? 

Certo, l’Italia sta vivendo un momento di grande difficoltà sul piano dell’economia, dell’occupazione, dell’ambiente e della sicurezza sociale. Ne siamo consapevoli. Ma siamo altrettanto certi che vi sono forze e capacità nei territori italiani che possono fornire nuovi impulsi allo sviluppo economico e sociale attraverso il filtro della cultura, che è uno straordinario generatore di valore di cui dovremmo renderci sempre più consapevoli.

Per compilare il Survey basta cliccare qui

I risultati del Survey, in forma di abstract saranno inviati a tutti i panelisti ai primi di dicembre 2010.

Grazie per la importante collaborazione.

Francesco Gallucci 

Presidente di Commonlands
Presidente di 1to1lab

martedì 12 ottobre 2010

Un paesaggio... “da favola”?

Sicuramente quello della Costiera Amalfitana, come molti altri sparsi sul territorio italiano, è un paesaggio da favola. Ma lo è di per sé: per il suo impatto emotivo, per la sua storia, per quello che rappresenta, per quello che comunica. C'è davvero bisogno di aggiungere elementi decorativi (innocui, d'accordo, ma di gusto quantomeno discutibile) ad una bellezza naturale, che non chiede null'altro che di essere ammirata e rispettata? O meglio: l'eliminazione di detti elementi decorativi, può davvero essere considerata una mancanza insopportabile e venir percepita come una privazione e un sopruso?
Sto alludendo ovviamente alla polemica, nata qualche mese fa, dopo la decisione del Sindaco di Furore, cittadina della Costiera Amalfitana appunto, di far rimuovere gli ormai famosi “nanetti di Biancaneve” , che da anni siamo ormai abituati a veder spuntare tra l'erba di prati ed aiuole, e non solo a Furore!
Prendo spunto da questa vicenda, per riflettere su un tema che a COMMONLANDS sta molto a cuore: il recupero del valore emozionale di un territorio e di un paesaggio.
E' ovvio che ognuno di noi è libero di addobbare la propria proprietà privata come meglio crede, ma quello di cui qui si discute, è se il PAESAGGIO, considerato un bene comune, sia un'entità degna di tutela e, in quanto tale, se possa essere soggetto destinatario di provvedimenti, che ne garantiscano non solo la salvaguardia, ma la valorizzazione.
Questo sindaco si è reso, a mio parere, protagonista di un'azione tanto provocatoria quanto meritevole, azione cui forse non è stata data la giusta interpretazione. Come era prevedibile, si è gridato allo scandalo, perchè in un Paese dove la malavita imperversa, la corruzione dilaga ed il lavoro scarseggia, in un piccolo comune è stata adottata un'ordinanza che "dichiara guerra a Biancaneve & co.". La Pubblica Amministrazione perde tempo! Considerazioni giuste, per carità, ma troppo scontate e superficiali.
Il punto è proprio questo: la poca sensibilità, che ormai tutti noi abbiamo, verso temi considerati di secondo piano. Impegnati come siamo a discutere su problematiche che l'agenda setting dei mass media ci propina quotidianamente, abbiamo perso il gusto e la capacità di occuparci di piccole cose che ci riguardano da vicino, che ci appartengono e ci accomunano. E' doveroso, a mio parere, riflettere su come lentamente si sia scivolati in un analfabetismo emozionale, che ci ha reso incapaci di distinguere tra il concetto di bello e quello di abbellito. Ormai la ridondanza è all'ordine del giorno in tutto quello che ci circonda: sembra quasi che l'uomo non sia più capace di godere e apprezzare ciò che lo circonda, senza aggiungerci qualcosa in più , qualcosa che lasci un segno, una traccia indelebile della sua presenza.
Un territorio, un paesaggio, uno scorcio, un vecchio sentiero, vanno preservati nella loro identità originaria, proprio per il valore intrinseco che hanno e per il valore aggiunto che riescono a dare a chi è in grado di goderne. Possiedono al loro interno una capacità identificativa della cultura che li ha prodotti, che va valorizzata e diffusa, in quanto patrimonio comune, fruibile da tutti, esattamente come lo rappresentano un quadro, un capolavoro della scultura, uno disegno di Leonardo. Temi come cultura, valorizzazione e tutela delle cose comuni, ricerca e certificazione del bello, sono spunti utili alla crescita individuale e al progresso di tutti.
E infine, per rimanere in sintonia con la nostra favola, lanciamo anche noi una piccola provocazione: cosa succederebbe se, per amore di protagonismo e in nome della ridondanza, qualcuno decidesse un giorno di far sgranocchiare a Monnalisa una bella...mela avvelenata?

lunedì 11 ottobre 2010

Il valore economico del paesaggio

Un buon paesaggio, che sia piacevole e identificativo del luogo, è un bisogno per tutti noi. Un buon paesaggio produce un senso di benessere, un cattivo paesaggio produce malessere. Il paesaggio incide anche sulle nostre azioni e sulle nostre scelte: un vino proveniente da un luogo bello può essere ritenuto migliore di uno proveniente da un luogo senza qualità (vedi più sotto); un paesaggio degradato riduce i freni inibitori e contribuisce al degrado sociale e alla criminalità (teoria della finestra rotta).Il buon paesaggio ha anche una grande importanza economica. In Italia il turismo produce circa il 30% del prodotto nazionale lordo, ma non esisterebbe turismo se non esistessero luoghi belli e interessanti da andare a vedere. Quando cerchiamo casa preferiamo, se ce la possiamo permettere, una casa "con vista" che costa sensibilmente di più di una analoga casa che si affacci su un cortile o su una strada caotica. negli alberghi le camere con vista costano di più delle camere sul retro. Anche i viticoltori si sono accorti che un buon paesaggio è un valore aggiunto alla produzione vinicola, poiché aiuta a vendere vino. Nel 2001, in una riunione di viticoltori dei Colli orientali del Friuli a Cividale a uno di essi scappò detto: “Se vogliamo restare sul mercato non basta più produrre vino: dovremo anche produrre paesaggio”. “Va bene - dissi io – mettiamoci d’accordo su come produrre un buon paesaggio". E facemmo la Carta di Cividale del paesaggio del vino che contiene dei criteri per fare in modo che un territorio, se non è stato già degradato, mantenga una buona qualità paesaggistica e se possibile la migliori. E ogni anno si svolge in Italia qualche convegno in cui si parla di paesaggio del vino.

(fonte: il sito del paesaggio, Arch.Roberto Barocchi, http://www.ilpaesaggio.eu)

giovedì 7 ottobre 2010

Home vs Visitors

Eric Fisher, studia le città cercando di mettere insieme più informazioni possibili e di rappresentarle sulle mappe.
In questo esempio è riuscito a raccogliere da flickr tutte le foto che erano provviste di informazioni georeferenziali (le coordinate del gps insomma) ed ha rappresentato con dei puntini rossi le foto scattate dai turisti e con dei puntini blu quelle scattate dai fotografi che vivevano in quella città.
Le macchie di colore rosso possono essere considerate dei Landmark, ossia i punti fondamentali con i quali la città è rappresentata e verrà fissata nell'immaginario collettivo.
I puntini blu sono la parte più intima della città quella più nascosta e che forse vale la pena andare a visitare.

giovedì 30 settembre 2010

Workshop Università Bocconi Milano: MiFaccioImpresa

Sabato 2 ottobre, dalle 15 alle 16, francesco gallucci (Presidente di 1to1lab e di Commonlands) e Isabella Soscia (Docente di Ricerche di Mercato Internazionali) terranno un workshop sul tema:consumatori ed emozioni.

martedì 7 settembre 2010

Neuroscienze e marketing seminario Sipra

Osservatorio TuttiMedia 16 settembre – Milano. Neuroscienze e marketing

Pubblicato il 06 settembre 2010

Neuromarketing, approccio sperimentale che può fornire risposte su messaggi audiovisivi.

Nell’era delle immagini, dove anche sui giornali cartacei grazie alla Nota Elettronica sperimentata da Media Duemila i lettori possono accedere a filmati, l’Osservatorio TuttiMedia propone un momento di riflessione all’avanguardia con la prima conferenza su “Neuroscienze e marketing”, presso la sala riunioni della sede di Sipra a Milano (in Corso Sempione 73, ore 14:30).

Ad aprire i lavori sarà il presidente dell’OTM, Francesco Glazel Passerini. Seguirà l’intervento del professor Edoardo Teodoro Brioschi, ordinario della Facoltà di economia (Dipartimento di Scienze dell’economia e della gestione aziendale) dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano e presidente dell’IAA - Italy Chapter.

Il professor Pietro Pietrini dell’Università di Pisa (Dipartimento di patologia sperimentale, biotecnologie mediche, infettivologia e epidemiologia) analizzerà le relazioni tra cervello, emozioni e decision making nella fruizione del messaggio audiovisivo. I comportamenti e le scelte del pubblico verranno trattati dal professor Fabio Babiloni dell’Università Sapienza di Roma (Dipartimento di Fisiologia e farmacologia). Sull’efficacia della comunicazione e sui suoi effetti interverrà Francesco Gallucci, presidente di 1to1 Lab. Gianluca Zaffiro di Telecom Italia Lab proporrà una panoramica su Neuroscienze e marketing nel mondo. La parte dedicata ai possibili utilizzi in ambito aziendale è il tema affrontato dal professor Nicola Lattanzi dell’Università di Pisa (Dipartimento di Economia aziendale “Egidio Giannessi”).