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venerdì 29 aprile 2011

Al via il primo progetto!

Partendo da queste prime iniziali riflessioni, Commonlands inizia oggi un percorso di studio sul tema del Paesaggio (“common” per eccellenza!) e propone a tutti coloro che seguano con interesse l'argomento, di partecipare ad un dibattito culturale che si articolerà in incontri, sondaggi on line, articoli a mezzo stampa o blog. Sarà ben accetto qualunque contributo in termini di commento, confronto, proposta di approfondimento, che soci e simpatizzanti vorranno far pervenire al nostro blog.

Grazie a tutti!


Il Segretario Generale

Cristiana Clementi



Una nuova prospettiva per il Paesaggio


Ne leggiamo, ne disquisiamo in contesti culturali, ne dibattiamo in sedi amministrative e politiche, ipotizziamo interventi per tutelarne e salvaguardarne l'integrità: stiamo parlando del PAESAGGIO. Ma in realtà, ci siamo mai chiesti sul serio: che cos'è veramente un paesaggio?

Chi se ne è occupato da un punto di vista professionale (Ugo Morelli, Paesaggio e mente, Bollati Boringhieri, Torino, 2011) nell'ottica della psicologia sociale ed ambientale, ha tracciato un profilo molto netto del concetto di paesaggio, che può fornire un valido contributo per ridefinire le mappe mentali con cui tutti noi siamo abituati a ragionare.

Innanzi tutto cosa non è un paesaggio: non è un out of there, non è un altrove, estraneo ed esterno all'uomo che lo osserva. Non è nemmeno l'uomo che lo osserva: l'essere umano che guarda non è in grado, da solo, di realizzare appieno il significato di questo termine, che si rivela essere non il frutto di una semplice attività cognitiva, ma la risultante di un processo di apprendimento che scaturisce dall'intreccio di una serie di relazioni: uomo/natura, corpo/mente, interno/esterno.

Come ogni processo di apprendimento, anche questo va seguito, educato e formato in modo appropriato. Si capisce quindi quanto educazione e formazione in questo ambito, svolgano un ruolo particolarmente delicato: sarà il modo in cui ciascuno di noi riuscirà ad elaborare mentalmente il suo concetto di paesaggio, che garantirà la capacità di operare scelte oculate anche in tema della sua vivibilità. E per poter parlare di una definizione adeguata, sarà indispensabile accantonare il vecchio paradigma che pretende di scindere dimensione cognitiva da dimensione affettiva: un paesaggio non è e non può essere considerato, se non come il prodotto della relazione tra quanto vediamo e quanto ci rappresentiamo, tra quanto viviamo e le scelte che individualmente o collettivamente effettuiamo.

Ancor prima di essere quello che ci circonda e che vediamo, il paesaggio è dentro di noi.